Il dibattito sulla trasformazione nelle tradizionali attività di surveillance provocata dalle tecnologie informatiche e dai nuovi mezzi di comunicazione tende spesso ad assumere i connotati di uno scontro fra valori inconciliabili: argomentazioni permissive ispirate alla sicurezza nazionale o al contrasto alla criminalità si contrappongono ad appelli alla salvaguardia della privacy individuale. Il presente work in progress propone una via interpretativa differente; sviluppa un'analisi teorica che nell'interazione fra governi, cittadini e aziende del settore individua il limite di utilità della surveillance nelle effettive capacità di utilizzo dei dati raccolti. Tale capacità è a sua volta determinata dal comune interesse nel preservare la credibilità delle informazioni scambiate nella sfera pubblica.
Relatore: Matteo Giglioli
A cura di Filippo Andreatta